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I primi anni del pontificato dell'impetuoso Giulio II Della Rovere appaiono come i meno indagati sul piano delle committenze artistiche: eppure furono propedeutici alla costituzione dei grandi cantieri romani e all'affermazione di prestigiose personalità, quali l'architetto Donato Bramante, l'urbinate Raffaello e l'incommensurabile Michelangelo. Il presente studio esamina il costituirsi della grande epopea giuliana, scovando i protagonisti e gli intermediari attraverso la lettura incrociata di un gran numero di informazioni archivistiche: così emergono la reale complessità degli apparati amministrativi, il sovrapporsi di interessi comuni o particolari, la formazione di consorterie all'interno degli organismi curiali. Le dinamiche, collegate ai cantieri vaticani del Palazzo Apostolico e degli appartamenti pontifici in particolare, evidenziano fasi di intervento distinte, che offrono un quadro ben diverso dal solito calderone solitamente proposto con i nomi più vari genericamente invocati: da Cesare da Sesto, a Sodoma, Bramantino, Perugino, Signorelli, Lotto e, naturalmente, Raffaello. Ampio spazio è concesso all'individuazione di un articolato cantiere tosco-fiorentino, gravitante attorno alla figura dell'architetto Giuliano da Sangallo, come anche al contesto che favorì l'esperienza romana di Lorenzo Lotto.