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"Il mio libro non deve suscitare o alimentare in chi lo legge la manìa della gloria militare, ma deve educare al disprezzo della vita, allorché si tratta di adempiere il primo dovere dell'uomo, quello cioè di rispettare sé stesso, di punire gli ingiusti e di salvare il proprio simile". Con tale monito lo scrittore e politico Ettore Socci introduce una serie di ritratti presi da un Risorgimento popolare, ma non per questo meno eroico. Si riconoscono così gli elementi di un'esperienza che pulsa al contempo di ardore e passione, di ignoranza e sapienza, di coraggio e paura, facendo riconoscere un'umanità che non teme di mostrarsi fragile, ma per questo comprende l'esigenza di essere libera e solidale. Un'opera che potrebbe essere definita "umile", volendone mutuare il titolo, e allo stesso tempo testimone di un ardore patriottico che pur non potendo superare il pre-giudizio di talune esternazioni, permette al lettore di intraprendere un itinerario curioso, originale, sorprendente quasi. Si ammirano, così, i volti e le vite di italiani e stranieri, di uomini e donne, di giovani e anziani, di laici e sacerdoti che all'Italia decisero di offrire molte energie, sacrificare spesso l'amore e le carriere per scommettere sulla sempre incerta fortuna di un paese che vorrebbe proseguire oltre la propria "espressione geografica", ieri come oggi. Nella vicenda nazionale che molto deve ancora chiarire della sua reale identità, un ruolo di co-protagonisti spetta quindi a persone "anonime"...