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Affrontando il problema delle origini del colonialismo italiano a partire dagli organismi elitari che se ne fecero promotori, il volume ricostruisce il ruolo svolto dalla Società Geografica Italiana, tra la fine degli anni Sessanta e la metà degli anni Ottanta dell'Ottocento, nel tentativo di coinvolgere il governo e l'opinione pubblica nella realizzazione di un programma d'espansione, in una fase, quella post-unitaria, in cui la classe dirigente - impegnata a presentare il nuovo Regno come elemento di stabilità e di conservazione dello status quo internazionale - tendeva a congelare la questione coloniale. Per la vicinanza con il centro politico, per l'azione svolta in qualità di gruppo di pressione, e per il fatto di essere stata la prima struttura a fungere da luogo di elaborazione di un programma coloniale, la Società Geografica può essere considerata una delle componenti fondamentali del "fronte" interno del colonialismo italiano nella sua prima fase di costruzione e di identificazione. Fondata a Firenze nel 1867, nell'ambito di quel dibattito sull'espansione coloniale suscitato dal taglio dell'istmo di Suez, da subito essa orienta la propria attività verso la ricerca di una regione, in Africa, dove l'Italia potesse iniziare ad esercitare la propria influenza politica ed economica.