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L'architettura contemporanea ha messo in atto un processo di progressivo e sostanziale alleggerimento delle forme; l'avanzamento tecnologico dei materiali leggeri, la competitività dei materiali plastici, la disarticolazione dell'oggetto unico in più parti, uniti ad una concezione avanzata di spazialità fluida, sembrerebbero aver limitato l'uso del cemento e ridotto, rispetto al Moderno di cui è stato il simbolo indiscusso, lo spettro delle sue espressioni formali. Di fatto non è così: numerosi architetti ed ingegneri contemporanei privilegiano nella realizzazione delle loro opere l'uso sperimentale del cemento: da Zaha Hadid ad Alvaro Siza, da Cecil Balmond a Richard Meier, da Herzog&de Meuron a Tadao Ando, a Toyo Ito, si assiste a modalità sperimentali nell'uso del calcestruzzo, sia nella configurazione degli spazi che in ricercate finitura di superficie.