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"Il tempo esiste ma non si sa dove cominci, finisca, è una sfumatura della memoria... Che senso potrebbe avere questa scrittura così scritta nel vento? Prima di tutto un valore evocativo. Scrittura che suggerisce, che fornisce indizi, spunti, frammenti di verità personalissime che diventano universali se distribuite all'interno di una cornice storico-sensoriale... In "Finestre di voce" Ghirardi ci offre uno spaccato di vita, di pensiero... si passa da uno scenario all'altro, come in una compagnia di attori di strada, impazienti e beffardi, poco inclini all'attesa. Ci si ritrova, come per uno spostamento bizzarro delle coordinate temporali, a discutere del mestiere dello scrittore... Tutto è collegato, come per segreta armonia, nei testi di Ghirardi. E chissà perché si ha la sensazione che tutto quello che sta accadendo in un dato momento non è che la sommatoria delle parole precedenti. Come un'alchimia barocca, ecco che gli elementi, le cose, prendono forma. Si muovono... E quella di Ghirardi è una poetica in costante movimento. Mai cose fisse nel loro destino, nella loro predestinazione finale. Le cose cambiano, si assestano. Come la sua lingua, perfettamente consonante con la natura precaria degli oggetti. Una lingua mobilissima, zigzagante." (dal testo introduttivo di Renato Mirone)