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Il libro analizza - dal punto di vista di un tanatologo di fama internazionale - i significati culturali, le premesse psicologiche e le implicazioni etiche del caso Englaro. In particolare mette in relazione le aspettative dei familiari dei pazienti in stato vegetativo, ovvero desiderio e timore che il paziente muoia o che si risvegli, con i loro atteggiamenti psicologici fondamentali del rifiuto e dell'accettazione dello stato vegetativo. Dal punto di vista della bioetica il caso Englaro, inoltre, riapre la discussione sul concetto stesso di eutanasia e di testamento biologico, ripercuotendosi sulla giurisprudenza e sul valore dei diritti che questi concetti implicano. L'analisi di questo emblematico caso impone nuove riflessioni anche sulla relazione di aiuto medico-paziente, relativamente all'equilibrio tra rispetto della volontà del paziente e libertà di scelta del medico, secondo scienza e coscienza; e, in generale, su tutte le relazioni di aiuto, indagando la legittimità di "interpretare" la volontà di coloro che non possono manifestarla o metterla in atto.