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A vent'anni dalla caduta del Muro di Berlino, questo studio analizza il cinema della Repubblica democratica tedesca, in particolare la DEFA, l'industria cinematografica della Germania orientale attiva tra il 1946 e il 1992. Il libro, scandito per decenni, presenta i più significativi lungometraggi di finzione, i registi e gli attori, i generi, le fasi storico-politiche che hanno determinato i soggetti, l'accoglienza del pubblico, le politiche culturali e la censura. Attraverso il filtro cinematografico è soprattutto presentata la società tedesca orientale, come è andata modellando, pur sotto l'influenza sovietica, una propria identità e culture, miti, gusti e svaghi. La cinematografia tedesca orientale evidenzia inoltre conflitti e confronti interni esistenti tra generazioni, tra uomini e donne, tra ceti sociali, tra apparati dello stato e società civile, tra correnti riformiste e conservatrici nel partito guida, tra partito e intellettuali. Il lavoro si sofferma soprattutto sul ruolo di quest'ultimi, divisi tra progetti e realtà, tra l'impegno nella costruzione di un stato socialista e l'influenza esercitata su di loro dalle democrazie e dai mercati occidentali. Una particolare attenzione è conferita al conflitto tra potere e creatività e tra la politica culturale e il lavoro degli autori; e non ultimo al complesso rapporto della cinematografia con il passato recente tedesco, con il nazismo e con la tradizione antifascista.