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Com'è difficile scrivere nel presente: il presente è senza storia!" pensai. Poi incontrai Elena e la sua vita. Conobbi Irene. Al desiderio di tentare, narrando, di superare la fantasia con la realtà, si contrappose il dubbio di manipolare i personaggi, a danno della loro privacy e della loro memoria. Abbandonare o persistere? Si affacciava il dilemma. Intrapresi poi la seconda strada perché il bisogno, forse innato, forse narcisista, di documentare il verosimile in misura imperdibile mi prendeva, appagandomi. Per aiutare l'anima a concentrarsi bisognava abitare nella solitudine. Nella tranquillità di una piccola isola dove un oste mi alloggiava in una camera singola, con una finestra sul mare, dall'alto di una scogliera, ho agito. Meditai di giorno e scrissi di notte quanto il compromesso realtà-fantasia mi lasciò navigare. Riproduzione a richiesta.