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Scrive Edgar Allan Poe, nell'incipit de "La sepoltura prematura" ("The Premature Burial"): "Ci sono argomenti estremamente avvincenti, ma che sono troppo orribili per rispondere agli scopi di una vera e propria opera narrativa. Il romantico puro deve evitarli, se non vuole rischiare di offendere o disgustare"(tr. Isabella Donfrancesco). Ebbene, il romantico puro è da tempo sepolto e non si è più risvegliato. Nei cliché narrativi occidentali, l'inevitabile e ossessiva morte della "dark lady" è rivelatrice della fobia misogina dell'Occidente patriarcale. Con la morte della "femme fatale" si consuma un vero e proprio rito sacrificale. È per tale motivo che gli autori, sotto pseudonimo, hanno dichiarato guerra a clichée stereotipi, letterari e cinematografici, dell'industria di massa. Nei racconti di questo nuovo ciclo, la morte e la donna sono il centro della narrazione, il perno attorno al quale ruotano personaggi noti all'immaginario collettivo. L'attenzione narrativa verso la protagonista femminile è sovente mediata attraverso il co-protagonista maschile. È questo che decide il trattamento ultimo da riservare alla donna, è lui che la condanna o la salva.