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Spesso le parole che usiamo e il nostro linguaggio sono influenzati dal passato e dal condizionamento ricevuto, finendo per divenire più una prigione che l'espressione luminosa della nostra unicità. L'autore ci conduce in un viaggio di riflessione e comprensione su come ci creiamo una sorta di ipnosi quotidiana attraverso la ripetizione inconsapevole di parole e l'uso di un linguaggio disconnesso dalla nostra esperienza e comprensione personale; di come il nostro linguaggio sia sostenuto soprattutto dalla nostra paura per la sopravvivenza e il bisogno di appartenenza e riconoscimento sociale. Il prezzo che paghiamo è uno stato interiore di frammentazione mescolato a una profonda sensazione di incertezza rispetto alla nostra identità.