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Tra lirismo e memoria la voluminosa raccolta "Poesie per un'alba lontana" si scandisce come un lungo apprendistato dalla notte concreta e tesa dell'insonnia alla notte morale della solitudine e fino al suo termine tanto atteso (quasi un "viaggio", per citare il primo Céline); è come se attraverso la notte si delineasse un percorso ineluttabile e metaforico dove l'io del poeta diviene tra l'altro occasione di confronto con le persone che hanno caratterizzato la sua esistenza, passando poi attraverso il vaglio del tempo e dei ricordi - sopravvissuti alle tante intemperie e bufere - in poesie che raccolgono tutta la nostalgia (ora amara, ora disincantata) di chi vede perduti i propri punti di riferimento e le proprie certezze; ma l'alba, pur lontana, è ammessa e sperata come possibilità e tra ombre, nebbie e cupi nubi il libro diventa infine momento di riflessione e dialogo con una realtà più immediata e spietata che sembra voler omologare ogni differenza e diversità; la poesia si rivela così in ultimo e ancora una volta come pensiero d'amore e apertura verso il futuro, orizzonte di appartenenza e unica ipotesi di verità.