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L'ombra di Baudelaire è ancora lunga sulla poesia e chi vi sta dentro ha potenzialità e grandi probabilità di farsi ascoltare. Isabella Dilavello incardina il suo spleen su quattro assi esistenziali (vita vissuta e/o immaginata) ed ermeneutici (verità intravista e/o persa) perché la modernità non conosce il totale o lo sa solo in frammenti di nostalgia o delusione, quindi l'io della poetessa si cerca e non si trova mai, mentre l'altro sfugge o è "tagliente", resiste al contatto, magari appare sulla porta per un secondo ma è un vuoto "cancellato", come in alcuni versi dell'autrice (l'incipit della prefazione di Roberto Agostini).