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«"L'unità d'Italia fu sempre antico e continuo desiderio di tutti gl'Italiani intelligenti e generosi. (...) Di Dante non vi dico nulla: era l'idolo degli studiosi; egli rappresentava la grande idea della nostra nazionalità, egli il pensiero, l'ingegno, la gloria, la lingua d'Italia." (Luigi Settembrini, Ricordanze della mia vita, Napoli 1879). Nei decenni preunitari il poeta fiorentino simboleggiò, soprattutto per i giovani patrioti alla ricerca di quelle radici culturali identitarie da contrapporre alle dominazioni straniere, non solo una delle tante figure profonde o di parentela da cui, nell'immaginario collettivo, discendeva la nazione italiana, ma l'archetipo stesso dell'italiano di ogni epoca. Come in un gioco di specchi - ovviamente deformanti - ciascuno vide nell'exul immeritus l'antesignano delle proprie idee politiche, alimentando, dentro e fuori l'Italia, una vera e propria "Dantemania".»