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Nel volume si articola un percorso che parte dal concetto di abitare la città nell'epoca dell'overturism considerato deteriorante per abitanti e visitatori di una città; per proseguire con il concetto di paura e prospettive della città assediata visto che stiamo alzando muri sia reali che dentro noi stessi e approdare al concetto di città plurale. La città, suona banale ripeterlo, è plurale perché ospita all'interno delle sue mura forme di vita individuale e collettiva, diritti, prassi sociali, spazi creativi e regimi produttivi, dispositivi di controllo, logiche di esclusione e forme di cooperazione: un ethos urbano che si manifesta in modo plastico nella dimensione estetica delle città (per tenere velocemente insieme molte categorie), rendendole un vero e proprio manifesto vivente di iconologia politica.