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Durante i primi decenni del Novecento il concetto di essenza ha destato un rinnovato interesse nella filosofica critica. In questo saggio, pubblicato nel 1936 sulla rivista diretta da Max Horkheimer, "Zeitschrift für Sozialforschung", Herbert Marcuse denuncia quell'"abdicazione della ragione critica" che a suo modo di vedere "rispecchia l'adeguamento della filosofia all'ideologia anti-razionale della nuova forma dello Stato autoritario". Così come nel positivismo, in cui l'"indifferente livellamento di tutti i fatti" porta all'annullamento di una visione più complessiva in quanto dialettica, anche nella filosofia fenomenologica di Husserl Marcuse riscontra l'errore di non considerare dialetticamente la realtà in termini di opposizione tra fenomeno ed essenza. Il compito storico individuato dal grande filosofo tedesco è invece quello della realizzazione dell'essenza, che si verificherà solo "quando gli individui associati avranno assunto essi stessi la configurazione del processo di vita e avranno reso tutti i rapporti sociali opera della loro ragione e della loro libertà".