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In questo secondo volume dei Quaderni di Armunia, proseguono su nuove rotte e con nuovi navigatori i viaggi nel tempo innescati dai seminari al Castello Pasquini dell'attore-regista Claudio Morganti. Inoltrandosi nelle terre incognite dell'antropologia, Piergiorgio Giacchè mostra come la diversità del teatro sia riuscita a resistere alle seduzioni del tempo storico grazie alla sua ancestrale relazione con il rito. Di un fecondo anacronismo si fa carico anche Bruna Filippi nel suo recupero storiografico delle perdute relazioni tra tempo ed eternità nel teatro seicentesco dei padri gesuiti. Mentre interamente coniugata al presente è la ricognizione di Renato Gabrielli nei tempi plurimi e frastagliati della drammaturgia contemporanea colta nel suo vitale rapporto con il lavoro dell'attore. Riunendo appunti sulla perdita di nome e volto, Patrizio Esposito nomina quel desiderio di fermare il tempo che portò gli insorti della Rivoluzione di luglio a colpire, d'istinto, gli orologi delle torri parigine. La danzatrice Alessandra Cristiani riporta l'atto scenico alla sua semplicità fenomenologica facendo risuonare "l'intensità del nulla" della lezione poetica del maestro del buto blanc Masaki Iwana. Il filosofo Enrico Piergiacomi decostruisce una famosa affermazione del cineasta Andrej Tarkovskij per ricapitolare in una nuova sintesi idee e visioni del tempo che si sono succedute nella storia del pensiero. Con un'introduzione di Claudio Morganti.