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"Saul" è uno dei lavori più maturi e artisticamente di successo di Alfieri, forse il suo capolavoro. Il volume offre un'analisi della tragedia che dà conto della sua storia testuale, del suo rapporto con fonti e modelli e della profonda qualità teatrale raggiunta dalla scrittura di Alfieri. L'opera è messa in relazione con i principali dibattiti culturali, artistici e politici della fine del XVIII secolo e cerca di gettare qualche nuova luce nella sua interpretazione. Se la finezza del ritratto psicologico dell'unico personaggio biblico che si trova nelle tragedie di Alfieri ha spesso portato a vedere Saul solo come un eccezionale esempio di poesia, l'idea principale del volume è che Saul sia anche strettamente coerente con l'impulso politico di Alfieri e in particolare sia la dimostrazione dell'idea dell'autore dell'inevitabile degenerazione di tutto il potere assoluto, anche di quello che potrebbe sembrare un potere benevolo. "Saul" è qui letto applicando il modello di Girard del desiderio mimetico, così mostrando che il suicidio di Saul non è l'annullamento di un personaggio che incarna una contraddizione insolubile, ma, per una volta nell'opera di Alfieri, è la vittoria del padre, il sacrificio del re che si afferma come padre sul tiranno. Apparato critico in italiano e inglese.