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Il corpo dell'atleta olimpico era solo "bello"? Come si difendevano i greci dalle emozioni? Era possibile, nell'antichità, provare un amore postumo? Che genere di "pazzia" rappresentavano le tragedie greche? E Narciso, era un narcisista? Non c'è dubbio che la psicologia, l'arte e la letteratura moderne abbiano attinto ai miti greci come depositari di caratteri e di narrative che possano illuminare gli angoli più oscuri dell'animo umano. E non c'è dubbio che tra i miti greci e le moderne concezioni dell'io vi sia una relazione intima, che non si limita alla mera suggestione. Ma la psyché non è la psiche. Il modo in cui psicologi, poeti, drammaturghi, artisti hanno attinto non solo ai miti, ma anche alle trattazioni psicologiche tecniche del pensiero classico, è un complesso intrigo di significazione oggettiva e di immaginazione creativa. Un classicista ci aiuta a sciogliere l'intrigo. I cinque studi qui raccolti, filosoficamente affascinanti e filologicamente rigorosi, sono esemplari di un approccio dialettico ed ermeneutico all'io antico e a quello moderno.