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Dietro le sue apparenze realistiche l'opera narrativa di Michel Tournier (1924-2016) rivela una struttura ironica estremamente pervasiva. Ma a differenza dell'ironia che presiede alla produzione letteraria "post-moderna" degli ultimi decenni, caratterizzata dal disincanto e dall'impossibilità di una costruttiva fissazione del senso, l'ironia di Tournier allude a promesse e possibilità alternative nel momento stesso in cui rovescia il mondo e ne ridisegna i contorni secondo prospettive paradossali e ludiche. Così, i marginali che popolano i tre grandi romanzi qui analizzati ("Vendredi ou les Limbes du Pacifique", "Le Roi des Aulnes", "Les Météores") non si accontentano di mettere in ridicolo le gerarchie sociali, di criticare i valori morali, di demistificare le istituzioni politiche e ideologiche, ma indicano vie di fuga utopiche, elaborano teorie filosofiche alla ricerca di un significato dell'esistenza, evocano universi virtuali contrapposti a quelli reali, e le loro avventure, dotate di uno spessore mitico, sfociano immancabilmente su un'apoteosi finale. Partendo da nozioni tratte dall'analisi stilistica e retorico-linguistica del discorso, questo studio indaga i meccanismi di un'ironia che è indistinguibile dalle dinamiche della forma narrativa, un'ironia che si realizza attraverso il gioco calibrato delle giustapposizioni assiologiche, della moltiplicazione dei bersagli e delle voci narranti, della sovrapposizione metamorfica dei punti di vista.