Tab Article
"Quando Giacomo De Nuccio mi ha portato questa sua nuova raccolta di poesie, "Il presente oltre il passato", mi sono interrogata sul senso di quell'"oltre" (superamento, presa di distanza?). Come spesso accade, non sono partita dalla lettura ordinata, poesia dopo poesia, e nella prima spigolatura ho incontrato "A mio padre", che mi ha suscitato profonde risonanze come fa la parola poetica ogni volta che adempie alla sua specifica funzione, quella di rendere universale il particolare, facendo di un'esperienza personale e privata lo specchio dove ciascuno, in ogni tempo, può riconoscere se stesso e i propri moti dell'animo, perfino quelli più fugaci e inafferrabili, che si avvertono come una sottile fitta al cuore ma svaniscono ancor prima che si riesca a dar loro un nome. Credo sia esperienza di tutti la tenerezza struggente che suscita la scoperta casuale di una vecchia foto di un genitore: più gli anni passano, più l'immagine di un padre con capelli e barba bruni dà la vertigine. Giacomo in quella poesia narra del padre e di sé, eppure coglie nel segno per noi tutti, rappresentando in quella dolce nostalgia un sentimento d'ineffabile amore verso chi in quella foto appare tanto giovane da poterci essere figlio o fratello, e che perciò vorremmo proteggere dalle asprezze e dai dolori di un avvenire in realtà già trascorso. Ecco dunque il senso forte di quell'"oltre": nessun oblio né distacco, anzi, in questo caso, la commistione del prima e del dopo determinata dalla scoperta di un non previsto risvolto dell'amore (Mi sorprendo a scoprirti... Mi sorprendo ad amarti), il tempo mai conosciuto." (Dalla Presentazione)