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La credenza diffusa circa il potenziale democratico immanente alle tecnologie digitali è sempre più spesso smentita da chi le vede principalmente nella loro guisa di frecce all'arco dei "populisti": demagoghi particolarmente abili ad accattivarsi il consenso delle masse grazie a "fake news", teorie del complotto virali, bolle informative e polarizzazione d'una sfera pubblica assai lontana dagli idilli dialettici vagheggiati dai teorici della partecipazione deliberativa. Criticando sia i pregiudizi che imputano a internet la presunta crisi della democrazia rappresentativa sia la visione irenica della "e-democracy" come incarnazione di una portentosa intelligenza della rete ricognitiva del bene comune, questo libro propone una teoria intesa a valutare le potenzialità, i rischi e gli inconvenienti delle varie e multiformi tecniche della democrazia elettronica, con particolare riguardo a quelle finora sperimentate o messe in pratica. A tal fine, si offre un apparato analitico rivolto a determinare se e in quale misura tali tecniche siano apprezzabili in ragione degli stessi valori che ci fanno apprezzare l'autogoverno del "demos", o siano piuttosto degli strumenti di democrazia "eterodiretta" che, dietro le apparenze della partecipazione digitalmente mediata dei cittadini alle scelte politiche, celano il potere autocratico, arbitrario e d'ultima istanza di chi in qualche modo controlli il "medium" tecnico usato per adottarle.