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Albert Camus: scrittore scomodo, ieri, e un po' relegato ai margini, oggi. Eppure è difficile trovare un autore la cui attualità sia pari alla sua. Ha pensato la condizione "assurda" dell'uomo nel mondo con accenti in cui risuona chiaramente l'influenza di Nietzsche. Ma ha poi preso le distanze dal filosofo tedesco perché ha considerato l'"amor fati" una forma di nichilismo. Il suo obiettivo è stato di pensare una morale e una politica che possano non cedere alla tentazione nichilista. Nel concetto di "rivolta" si sintetizza la sua proposta di un criterio per vivere e agire nel mondo senza assopirsi nell'assurdo o senza reagire a esso con la disperazione di Caligola. Il criterio è ispirato alla dignità intrinseca nella natura umana, dignità che non sta nelle pagine di milioni e milioni di libri, ma che invece ognuno può scoprire quando assiste ai tanti modi in cui è stata, ed è ancora, offesa dalla violenza, dalla guerra, dal cinismo, dalla serialità indifferente a tutto. Camus ci suggerisce quindi, col suo stile inimitabile, non una filosofia da biblioteca, ma una filosofia dell'esperienza che sta agli antipodi della filosofia salottiera, allora tipica degli esistenzialisti alla moda, oggi alla moda anche dopo gli esistenzialisti.