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Romanzo di formazione, denuncia sociale, storia tra le possibili storie della vita, Le bambine non fanno pipì in piedi racchiude i concetti di Amore, Morte, Identità, intesa come percezione di sé e senso di appartenenza ad un mondo che non ha accettato di accoglierti così come sei nato, a cominciare proprio da chi ti ha partorito. "Nella carne e nel sangue di ognuno rugge la madre", scriveva Pavese, e nel suddetto romanzo aleggia perenne l'impronta di una madre che ha appoggiato l'arbitraria scelta medica di risolvere chirurgicamente l'ambiguità genitale del proprio neonato; questa donna non vede, o non vuole vedere, la follia di tale decisione, restando negli anni cieca di fronte all'evidenza dell'errore commesso. Sullo sfondo di un'infanzia negata, la vita del protagonista, oggi raffinato e sensibile traduttore di testi classici messi in scena con la propria compagnia teatrale, scorre sospesa tra il continuo miraggio di una serenità possibile e la potente alienazione che ne permea il quotidiano. Ovunque è Morte, e sibillino il Dubbio serpeggia tra le pagine del racconto: che cosa genera che cosa? Può, un individuo che ha subìto l'abuso del mondo adulto alla nascita, risolversi ad essere a sua volta adulto? Ha forse finito per essere irrimediabilmente scalfito nella propria essenza da un destino di cui non è più l'autore? Possono esistere Amore e Vita quando un vero e proprio atto di morte è stato compiuto, sopprimendo all'origine un'identità a discapito dell'altra?