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Il titolo "Novena" evoca il sacro delle festività religiose e nel contempo la sacralità del numero: per Pitagora e Platone il numero è l'essenza delle cose, è il ritmo che il Dio ha dato all'universo. Pertanto la poesia in sé è sacra, poiché è soprattutto numero, cioè ritmo modulato da accenti, suoni, pause, come i respiri dell'anima del mondo; è l'infinito, cui l'uomo aspira insieme all'armonia. Intendo sacro anche nel senso di mistero, insondabile per l'uomo, della vita e della morte e del nostro essere finiti, ma infiniti nel desiderio, nell'immaginazione, nel dolore e nell'amore. Il titolo racchiude il numero nove, quante sono le Muse e le poesie del piccolo libretto: l'ho composto come fosse un breve rosario da sgranare con le dita, recitando le poesie una dopo l'altra, per arrivare, infine, all'armonia, per me una speranza accesa da una favilla d'infinito, che pare subito si spenga. Queste poesie sono anche figure di sentimenti, sostanziate da ricordi che l'anima nutre con dolcezza. Le tre immagini dei quadretti di Giorgina ed i bozzetti di Lucrezia, nel loro stridente contrasto, le une accese di colori, le altre in bianco e nero, accompagnano visivamente il senso della mia Novena.