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Contestare una tradizione intellettualistica che insiste a leggere apparenza e rappresentazione come "parenti miserabili" della grande famiglia del logos, è lo scopo dei due saggi del libro. Presentate da prospettive teoriche differenti, il pensiero di Walter Benjamin e l'eterodossa fenomenologia di Michel Henry, esse si danno come pratiche di pensiero (abiti) e forme di esperienza (modi) peculiari di un vivente che s'ingegna a dire e a restituire, con l'"imperfezione" del proprio logos, l'incanto e il disegno della textura rerum.