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Manzoni e Leopardi ebbero modo di conoscersi a Firenze nel 1827, ma incontro forse più decisivo fu quello che avvenne, in tempi diversi, sulle pagine delle loro rispettive opere, nelle quali sembra affiorare una memoria che l'analisi intertestuale rivela sommessa ma tenace. Questo saggio, attraverso l'esame di citazioni e allusioni, intende assolvere ai compiti propri dell'esercizio critico, ossia l'accostamento e insieme la distinzione di diverse voci poetiche. La lettura in sinossi dei testi rivela in entrambi i segnali di un atteggiamento dialogico effettivo, di una piena disponibilità al confronto e alla comprensione delle parole e, quindi, delle ragioni altrui (essendo le parole, diceva Leopardi, il corpo dei pensieri). Grazie a questa attitudine dialettica, i due autori hanno definito in maniera sempre più chiara la propria individualità artistica, il proprio stile. Inoltre, uno studio sia pure esemplificativo di come essi recepirono letture comuni da un lato pone in luce innegabili diversità di pensiero, dall'altro mostra doti intellettuali condivise: coscienza storica, lucidità di giudizio, aderenza alla realtà e desiderio di confrontarsi con una ricca tradizione culturale per imprimervi i segni di un rinnovamento durevole e autentico.