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Storicamente, la teoria della conoscenza di Tommaso d'Aquino costituisce uno dei capitoli della sua filosofia più controversi. Anche in tempi recenti sono state proposte interpretazioni contrastanti. Tommaso è stato presentato, alternativamente, come un rappresentazionalista o un realista diretto, come un internalista o un esternalista. Il libro si propone di rivisitare il dibattito contemporaneo, attraverso una ricostruzione della teoria della conoscenza di Tommaso d'Aquino fatta da un'ottica particolare, quella dell'intenzionalità della mente. Da che cosa dipende la caratteristica intenzionale dei nostri stati mentali di essere circa qualcosa? È questa caratteristica una proprietà primitiva o derivata? Che relazione intrattiene uno stato mentale con gli altri stati mentali e con le cose esterne? Come viene fissato il contenuto intenzionale di uno stato mentale e che cosa aggiunge un nostro atto di conoscenza alla cosa conosciuta? E infine: rispetto alla tavola delle dieci categorie aristoteliche, è preferibile descrivere il nostro conoscere come una qualità, come una relazione o come un'azione? Rispondendo a simili domande, il libro cerca di provare che, per il modo in cui Tommaso spiega la conoscenza naturale dell'uomo, le alternative interpretative che si incontrano in letteratura richiedono di essere adeguatamente qualificate e precisate. Il libro offre una nuova chiave di lettura per poterle riconciliare.