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Il lettore si accorgerà subito che questo libro non è né di piacevole né di facile lettura, poiché i fatti narrati si collocano in un passato che - per più ragioni - è ancora troppo prossimo. Forse non è ancora il tempo per una adeguata conoscenza storica di ciò che accadde in Italia in quel tragico 1944: per non dire dell'intero periodo della guerra e del dopoguerra. Della guerra partigiana, questo libro tratta soltanto un aspetto particolarissimo e di certo non propriamente glorioso: l'uccisione dei rappresentanti locali più noti del fascismo repubblicano, nell'estate del 1944. Il quadro storico era infatti complesso, e ci appare quasi un groviglio di energie del tutto inestricabile e anarcoide se lo guardiamo dal basso. Un mondo anche di sfrenato e impaurito individualismo. E qui appaiono i limiti oggettivi della stessa conoscenza storica, e in modo particolare di ogni tentativo di storia locale, che è sempre incapace - per la limitatezza dello spazio storico - di cogliere nell'insieme le complesse e contrastanti forze operative degli accadimenti, le quali divengono davvero oscure nelle ore più tragiche e buie della storia.