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Da parecchi anni in Italia, le donne hanno perso fino alla coscienza dei loro diritti, rispetto alle indicazioni delle Nazioni Unite o al modello di relazioni di genere proposta dall'Unione Europea. Questa drammatica regressione assume diverse forme che vanno dal controllo sulla sfera riproduttiva (rifiuto della contraccezione, riproduzione assistita al di fuori del controllo della donna, attacco alla libera scelta della donna rispetto all'aborto) all'esibizione vergognosa del corpo femminile come oggetto del piacere maschile nelle televisioni private, ma anche pubbliche; dal linguaggio da postribolo di dirigenti politici, alla scelta delle donne politiche tra veline e attricette sulla base del loro aspetto e non delle loro competenze. La dominazione maschile è assicurata dal mantenimento del ruolo maschile nella sfera del potere sia politico che religioso, mentre il godimento del corpo nudo delle donne suggerisce una libertà sessuale interpretata a vantaggio del maschio. In un contesto come questo, è estremamente importante guardare altrove, verso quel mondo globale, dove s'intrecciano situazioni orribili con altre piene di promesse per un cambiamento della condizione femminile per riflettere su un possibile femminismo multiculturale e transnazionale, in una fase senz'altro complessa per il movimento delle donne.