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C'era una volta la riforma (la Riforma?) della scuola - e insieme dell'università. In Italia, studenti, insegnanti e genitori, buona parte dell'opinione pubblica credevano che quel sistema formativo vecchio ormai di troppi anni andasse cambiato. Persino rivoluzionato, si diceva. C'era una volta, e oggi non c'è più. La società italiana, a partire dai suoi intellettuali, non sa più che cosa chiedere al mondo dell'educazione. Non lo capisce, ha perso il senso dei valori in gioco. Regresso e progresso, privilegi e democrazia, controriforme e riforme vere finiscono tutti nello stesso mazzo. Il libro di Paolo Giovannetti si chiede come sia stato possibile tutto ciò. Per quale ragione una serie di eventi, auspicabili e sintonizzati con le grandi tendenze mondiali, sono stati accolti in modo così ostile? Perché oggi una scuola sempre più classista e neo-liberista non indigna coloro che pochi anni fa si scagliarono contro la sua - reale - democratizzazione? Forse, per dare una risposta a queste domande bisogna anche chiedersi che cosa sia diventata la cultura oggi: quali le forme della sua crisi, quali le legittimazioni che ha perduto; e quali le rovine che ci ha lasciato in eredità. Rovine da cui, peraltro, è necessario ripartire: magari con la consapevolezza che una vera ricostruzione è ormai impossibile.