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Il volume intende presentare i molteplici aspetti letterari di un lungo secolo denso di fermenti innovativi. Dopo il tramonto di un'iniziale e ancora generica visione romantica del ruolo del letterato, si è passati, negli anni prossimi alla seconda guerra mondiale, all'affermazione di un più marcato impegno civile dell'artista e della sua attività nei processi di cambiamento dell'umanità. L'evoluzione della società italiana, conseguenza dello sviluppo economico degli anni '60, ha provocato a suo tempo una sofferta riflessione critica sul ruolo dell'intellettuale nei rapporti con la storia, della quale veniva messa in dubbio il dogma della prospettiva politica. Si è pervenuti, quindi, alla negazione dell'opera letteraria, intesa come strumento privilegiato per l'interpretazione del mondo, e l'attività dell'intellettuale è stata relegata al ruolo di puro rispecchiamento di una società della quale si è persa la possibilità di interpretazione. La fine del secolo ha visto consolidare il tramonto dei tre grandi miti dell'età contemporanea: il mito dell'individualità (l'individuo, assorbito dalla massa, si è visto sottrarre la responsabilità delle proprie azioni), il mito della scienza (da fonte di speranze, divenuta fonte di paure) e il mito della palingenesi politica (conseguenza del tramonto generalizzato delle ideologie).