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La fisiologia dell'arte dell'ultimo Nietzsche apre una serie di percorsi che trovano note comuni in alcune riflessioni dell'ermeneutica contemporanea e del decostruzionismo, avvalorando ancora l'attualità speculativa nietzscheana nel denunciare una forte riduzione delle capacità di ricezione sensoriale e di partecipazione esperienziale dell'uomo verso ciò che lo circonda e di cui ha dimenticato di essere parte vitale come pensiero incarnato, che provi heideggeriamente interesse a vivere nel paradosso della crisi della ragione, non relegando l'arte a svolgere la mera funzione di stordimento e alienazione per l'incapacità di vivere nella tracotanza di uno spirito libero e leggero, l'inevitabile tragedia dell'esistenza.