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A un narratore è prudente non chiedere mai di raccontare la sua vera storia: quantomeno si innervosisce. La protagonista di questo romanzo non fa eccezione e, se potesse scegliere, continuerebbe a nascondersi come sempre dietro invenzioni, personaggi e "suoni corti, urgenti, che servono soprattutto a far capire agli altri se sto bene o se sto male". Invece, per ragioni alimentari, accetta di tenere un seminario che, primo, ha per oggetto una disciplina neonata e vagamente grottesca, la "lettura creativa", e secondo, ha come destinatari gli uditori meno accomodanti: un gruppo di vecchi amici, riemersi da un passato non del tutto limpido. A questo piccolo pubblico, inaspettatamente, la scrittrice finirà per raccontarla davvero, la storia perturbante e per nulla gradevole che i suoi allievi credevano di voler ascoltare. Il risultato è una commedia amara e tagliente, in cui ogni battuta e ogni silenzio hanno un peso.