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In un grande parco, disseminato di case basse coperte di rampicanti, centinaia di fanciulle vengono educate a sentire il proprio corpo, a farne uno strumento di assoluta, armoniosa eccellenza. Il mondo esterno non ha alcun contatto diretto con questo parco, ma lo finanzia, in attesa di accogliere le fanciulle che vi sono ospitate. Perché? Misterioso e trasparente come il suo titolo - un nome indiano di ragazza, che significa "acqua ridente" -, "Mine-Haha" è un racconto perfetto e insieme l'unica opera dove tutti i fantasmi di Wedekind, convulsi e invadenti, sembrano essersi congiunti e trasformati in un cristallo dalla luce pacata e uniforme. Con un saggio di Roberto Calasso.