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«Avevo diciassette anni e sapevo quanto fosse rischioso frequentare quei giardinetti situati fra il liceo e casa mia. Io e alcuni compagni ci ritrovavamo lì dopo le lezioni, per chiacchierare tra noi. E per aspettare lo sconosciuto che ci avrebbe sedotto. Quel giorno, fra le braccia di un ladro, ho sentito l'orologio staccarsi dal polso. Ho gridato. Lui era già scappato via. Ignoravo che quel banale incidente avrebbe fatto precipitare la mia vita fino ad annientarla... L'episodio non ebbe effettivamente conseguenze famigliari e sociali immediate. Il ladro non fu mai trovato e io serbai di quella vicenda solo un ricordo che mi dava disagio. Non sapevo che il mio nome era appena stato inserito nello schedario degli omosessuali della città tenuto dalla polizia e che in tal modo, tre anni più tardi, i miei genitori avrebbero saputo della mia omosessualità. E soprattutto, come potevo immaginare che per questo sarei caduto nelle mani dei nazisti?»