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Tutte le favole iniziavano il racconto con c'era una volta in un paese lontano, lontano... Ma i tempi cambiano e così anche le forme si adattano ai nuovi contenuti. Ora c'è il borgo, vicino vicino, che ti dà nuovamente una opportunità di sognare come non mai in questo periodo storico. Tutto questo non è una operazione di nostalgia ma un racconto dell'uomo attraverso i silenzi e il pellegrinare dei borghi. La pandemia ha messo in scacco la città. E dunque c'è necessità di ripensare la città, rendendola più adeguata. Ma la rinascita non può prescindere dal borgo. I borghi hanno in comune la storia millenaria che li rende unici. E per questo sono "Presidio Slow Poetry". Prima ci si sentiva Comunità, ancor prima di essere cittadini. Perché sono le storie che ti rendono unico. È giunto il momento di riattivare un processo culturale rivolto ad animare la Comunità all'interno, come un laboratorio costante. Una proposta di cittadinanza nuova e consapevole che solo la Repubblica dei Borghi conferisce. È una favola moderna. Tutto comincia a Milano nel parco di Trenno, con i miei due nipoti Leonardo e Federico. Il parco visto come proiezione di fantasie, archetipo di mutamento e scoperta. Una storia raccontata dal punto di vista dei bambini che sono i grandi dimenticati della pandemia. Hanno ascoltato per mesi il mondo brontolare. Era necessario includerli e ricominciare da loro. Loro giocano nel parco ma il futuro e la crescita passa e comincia dal passato. I borghi delle valli, delle Alpi, dell'Appennino e delle riviere sono patria del cuore, fino a diventare uno stato mentale.