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Nella cella numero 27 si intrecciano le vicende di cinque detenute, accomunate dal bisogno di rielaborare il proprio vissuto, di aprirsi, di condividere il presente e di mantenere un orizzonte di vita futura degna di essere vissuta e autentica. I sentimenti e gli affetti sono per esse le basi su cui ricostruire pur nella sofferenza che comporta ripercorrere le tappe drammatiche che le hanno portate alla carcerazione. "...il carcere è stata per me una cornice necessaria tuttavia non è un libro che parla del carcere, parla piuttosto della condizione femminile nei suoi estremi di vitalità e di angustia, liberazione e oppressione, gioia, perdita e del ritrovamento, delle galere esteriori e interiori che possono anche essere la porta che conduce alla libertà...".