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Il ragazzo arabo urlava sempre più. Incombeva su di me, sembrava che diventasse sempre più grande, mentre io mi sentivo sprofondare e diventare sempre più piccolo. Le sue urla erano diventate stridule, mentre gesticolava come un matto. Era talmente esaltato che ho pensato stesse per tirare fuori un'arma, ma proprio in quel momento, un passeggero che era in piedi, ha cominciato a parlargli con tono conciliante e sommesso. Il ragazzo si è girato e ha iniziato a chiedere i soldi alle altre persone. Un altro uomo, seduto accanto a me, ha preso delle monete, ha fatto chiamare il ragazzo ed ha pagato il mio biglietto. Mi sono girato, l'ho ringraziato con lo sguardo, un cenno del viso ed ho pensato: la divina provvidenza mi ha inviato questi due angeli.