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Collocandosi sul delicato crinale fra libertà e addomesticamento, fra vocazione alla solitudine e frequentazione degli umani, i gatti ritratti da Leda Palma, fieri, tenerissimi o indecifrabili, si fanno emblemi di tutto ciò che, pur sembrandoci a portata di mano e di comprensione, si sottrae al nostro controllo per mantenere una propria enigmatica alterità. In tal modo, essi tendono forse a diventare creature paradigmatiche di un disancoramento della soggettività dalla dimensione esclusiva ed egoistica del proprio tempo e della propria storia, quasi indicassero la via per stringere rapporti vivi con ciò che sta oltre il presente, oltre il quotidiano, oltre la contingenza del qui e ora.