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"Trieste, non più città di confine, rimane pur sempre in qualche modo una città confinata, una città precaria, una città sull'orlo dell'abisso. Lo si avverte, questo senso di precarietà, ad ogni passo, ad ogni svoltare d'angolo. È un'angoscia ma anche una pace, un mix strano di malessere e di allegria che nessun'altra città produce. Trieste è un paradigma. Un'allegoria dello scivolare dell'Occidente, una metafora del nostro declino. Per questo Trieste mi piace". Trieste simbolo del nostro declinante Occidente, Trieste, anima del racconto "Un inverno a Trieste" che, assieme a "Il tempo delle piogge" e "Una donna senza qualità" coniugano la riflessione sui mali della scuola e sulla difficoltà dei rapporti tra generazioni diverse a un'analisi sulla crisi della società contemporanea. In altri racconti ("La mattanza", "Un killer vicino di casa", "Weekend in monastero") prevale il tema della violenza tra i sessi che nella società occidentale paradossalmente coesiste accanto a un fondamentalmente ridisegnato accordo tra i generi. Chiudono la raccolta il tono più disteso di "Ulisse terzo millennio" - che riscrive in chiave moderna il mito di Ulisse - e il racconto surreale "Il quadro".