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Raffaello (Jello) Zoja, ventisette anni, e suo fratello Alfonso, di otto anni più giovane, sono i figli dell'anatomista Giovanni Zoja, che ha aiutato Cesare Lombroso a sviluppare le sue indagini di antropologia criminale. Nell'ateneo di Pavia, dove il padre insegna, i due sono già avviati a promettenti carriere universitarie. Il 24 settembre 1896 intraprendono la scalata al monte Gridone, nei pressi del lago Maggiore, in compagnia dell'alpinista Filippo De Filippi. Tutto va bene fin verso mezzogiorno, quando si scatena un'improvvisa tormenta di neve che costringe i tre a rientrare. Ma i due fratelli non riusciranno a tornare a casa. Muovendo da questa vicenda tragica, Mazzarello ripercorre la storia dell'università di Pavia che grazie ai contributi di Spallanzani, Volta e Golgi acquisisce prestigio internazionale, e ci restituisce un quadro dell'ambiente accademico pavese, attraversato nel corso dell'Ottocento da animate discussioni sulle grandi questioni del tempo (il darwinismo, l'anticlericalismo, il positivismo...). In questo contesto i due fratelli Zoja si muovono da protagonisti, finché il destino all'improvviso non rimescola quelle carte di cui la filosofia del tempo credeva di aver svelato tutti i trucchi.