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Un anno nella vita di un pittore americano contemporaneo di fama internazionale. Un anno nella vita di un giovane uomo che da vent'anni ha scelto come patria elettiva l'Europa. Vent'anni di emigrazione "forzata" per sfuggire a un paese che lui ritiene omofobo e razzista, intollerante e ottuso, e anche per sfuggire le proprie origini famigliari, la catena di sangue che si chiama madre, padre, sorella, famiglia; come se mettere distanza fisica, e spazio, un oceano, tra sé e loro, fosse sufficiente a spezzarne gli anelli. È un anno particolare, questo, nella vita di Ryan, un anno che segnerà una svolta. Duecento pagine di diario personale, intimo che più intimo non si può: crudo, carnale, delirante e insieme lucido come uno specchio. Note che seguono passo passo un tuffo e una caduta nelle profondità di un'ossessione: quella per la giovane moglie tedesca; un'ossessione che sembra coincidere con un momento di difficoltà nei confronti della pittura. Ogni artista ha bisogno di una musa. Un pittore è sguardo: sguardo sul mondo, sulle cose, sugli altri e anche su di sé. Un pittore è materia: carta, grafite, pennelli, acrilico, colore. Un pittore è gesto: mano, braccio, schiena, gambe, la postura del corpo, polmoni che si impregnano di sostanze tossiche. La pittura è ricordo: trasfigurazione del reale e anticipazione del futuro. E spazio e tempo. Luce, ombra e buio. Un'arte antica con un occhio capace di guardare contemporaneamente ali indietro e in avanti.