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La meglio gioventù di tanti paesi non è più qua a raccontarci com'è andata. Questa è la storia di uno che non c'entra, finito per caso a guidare un gruppo di persone per tanti versi inadeguate, ma anche testarde, decise a portare alla luce una fossa comune, nei primi anni dell'incerta democrazia argentina. È la storia di un conflitto brutale contro chi non vuole permettere che venga fatta giustizia né chiarezza. È una storia di azioni - scavare con la pala, mettere in posizione i martinetti, trasportare corpi dissepolti - corrose dai pensieri e dai colloqui dei protagonisti, che come un tamburo continuo battono un unico tempo. È la storia di un passato ancora presente, che tutto avvolge e copre come un manto scuro. Ed è una storia pervasa di dubbi sul senso di una ricerca che potrà al massimo (e a caro prezzo) restituire alla famiglia alcune ossa di una persona che comunque non tornerà più. Ma se alla morte vera e propria non c'è rimedio, contro la seconda morte, la cancellazione della memoria, si può combattere. Ha scritto Sofia Caravelos, figlia di genitori desaparecidos: "Quello che è seguito alla loro scomparsa non riesco a definirlo. Un tempo illimitato e un'attesa che è diventata eterna. Sognare di tornare da scuola e trovare la casa in festa per il loro ritorno... Il desaparecido è una figura sinistra: dolore continuo, speranza eterna. La certezza della loro morte spazza via tutte le fantasie infantili che mi sono portata dietro.