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Il libro XVI del Man'ydsha, la prima antologia giapponese che contiene poesie composte lungo un lasso di tempo di circa trecentocinquant'anni fino al 759, è un coacervo di generi e temi raccolti senza alcun criterio individuabile. Raffinate liriche composte da aristocratici si accostano a canzoni di mendicanti e pescatori di lontane province, poesie d'amore coesistono con altre che parlano di "cose che fanno paura", componimenti di carattere religioso fanno da contrasto a poesie umoristiche che spaziano dal nonsense all'ironia, dalla garbata presa in giro all'uso compiaciuto della volgarità. In tutte si respira un senso di spontaneità che costituisce una vera e propria eccezione nell'ambito del canone poetico classico e trova immediata corrispondenza con la sensibilità del lettore moderno.