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L'interruzione volontaria di gravidanza è ammissibile? Il matrimonio tra persone dello stesso sesso è sbagliato? L'uguaglianza economica è più importante della libertà? È giusto utilizzare animali non-umani per fini scientifici e di ricerca? La prostituzione dovrebbe essere legale? La pena di morte è giusta? Esiste un diritto alla proprietà intellettuale? La libertà di espressione dovrebbe essere limitala? Non è certo un mistero che le società democratiche siano caratterizzate da disaccordi profondi e persistenti, capaci di fomentare divisioni e conflitti. È più complesso, invece, capire come tali disaccordi, che vertono su questioni che richiedono una decisione collettiva, debbano essere trattati a livello pubblico. Nel dibattito filosofico contemporaneo, le teorie della ragione pubblica e del modus vivendi tentano di risolvere il problema rinunciando alla ricerca della verità oggettiva, sostenendo che il disaccordo in politica possa essere superato, e così perdere la sua carica conflittuale, solo se viene tralasciata la ricerca di chi ha ragione. Contrariamente a tale convinzione, l'autrice difende una prospettiva che riconosce la ricerca della verità come fondamentale alla risoluzione del disaccordo e propone l'idea di compromesso di principio, ovvero di un accordo non ideale, ma stabilito per ragioni di principio, di natura epistemica, perché fondato sul riconoscimento reciproco della razionalità delle parti.