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Come è stato osservato da Vittorio Sereni, l'espressione poetica è testimonianza epifanica e terapeutica di una verità esistenziale risolta in gesto stilistico, e nasce quando i fantasmi interiori rompono il ghiaccio che li tiene prigionieri e s'incarnano in un sortilegio verbale. I sei capitoli di questo libro indagano le molteplici forze, linguistiche e psicologiche, morali e culturali, che si attivano nel passaggio dal silenzio alla parola, secondo la dinamica già evocata dal primo Ungaretti, per provare a far luce sul punto cruciale in cui, lungo un arco temporale talvolta assai esteso, intenzione e azione, ispirazione e scrittura, si connettono. Filo conduttore della verifica è l'analisi ravvicinata di alcuni casi esemplari, pertinenti autori e opere fondamentali della tradizione italiana del Novecento: Ungaretti, Montale, Luzi, Sereni, Zanzotto, Raboni. Tramite lo scandaglio del rapporto fra tradizione e innovazione, viene così messo alla prova lo spessore tanto storico e formale, quanto etico e conoscitivo dell'invenzione letteraria.