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Nel 1610 l'immagine dell'universo cambiò: grazie alle sue osservazioni telescopiche, nel "Sidereus Nuncius" Galileo metteva la parola une al dogma aristotelico dell'incorruttibilità dei cieli. Nel 1638, con i "Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze", lo scienziato pisano prese di mira un altro principio della fisica aristotelica, che faceva della natura il garante della pienezza e dell'armonia del mondo terrestre. Galileo mostrava che la forza con cui la natura resisteva alla formazione del vuoto non era infinita, bensì limitata e misurabile sperimentalmente. Il vuoto usciva così dal regno dell'impossibile in cui da secoli l'aveva confinato Aristotele. Pochi anni dopo, uno dei discepoli più promettenti di Galileo, Evangelista Torricelli, con il suo famoso esperimento barometrico apriva la strada al definitivo tramonto della dottrina aristotelica dell'horror vacui e all'affermarsi della teoria della pressione, successivamente oggetto degli esperimenti di Pascal in Francia e Boyle in Inghilterra. Il volume offre gli strumenti per approfondire questo importante capitolo della storia della scienza moderna, nel quale esperimenti rivoluzionari andarono di pari passo con polemiche accese.