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Libera espressione di potenti sensazioni o prodotto incosciente della possessione divina? Fra questi due estremi tradizionali si cercano le motivazioni che spingono un io a prender voce per dire l'oggetto del proprio desiderio e il desiderio stesso. Attraverso alcuni momenti della tradizione lirica europea, in cui il soggetto ci parla dell'arrivo della poesia in se stesso, il libro vuol dare risposta a una domanda: al di là dell'ispirazione, del talento innato e della tecnica acquisita, in che modo l'esperienza personale viene ad assumere un ruolo fondamentale per motivare la parola e inizia a essere sufficiente per garantire l'autonomia e l'autorità della voce? La millenaria pratica discorsiva della lirica diventa allora la performance, davanti agli occhi del lettore, di un processo affettivo e cognitivo mosso dal desiderio di comprensione e di rappresentazione, all'interno della relazione che si istituisce tra una soggettività singolare che fa esperienza nel mondo e un oggetto a cui si rivolge una particolare attenzione. Poesia, quindi, non più come espressione di esperienze, sensazioni o verità già conseguite, bensì come incarnazione di un desiderio al lavoro, come il farsi stesso di una soggettività, un conoscere come farsi conoscere.