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La storia del pensiero economico medievale, convenzionalmente trattata come una semplice era preistorica delle discipline e dell'analisi economica, viene qui ripercorsa come un fenomeno complesso, in cui lo sforzo dell'uomo teso a comprendere i fatti economici del suo tempo e le logiche dello scambio che li articolano si misura anche con la sua capacità di lettura dei comportamenti e delle relazioni che li sottendono, li legittimano. È uno sforzo grazie al quale la riflessione medievale giunge a costruire una tassonomia delle relazioni economico-commerciali. Mercato, moneta, mercanti-banchieri, ma anche valore, interesse, monopoli, profitto e utilità: il libro analizza i quesiti fondamentali dell'economia, le categorie portanti e le parole-chiave con cui si qualificano spazi, mezzi e attori dello scambio. La fisionomia di tale pensiero è ricostruita seguendo lo sviluppo di una vasta testualità prodotta dai Padri della Chiesa, dagli uomini consacrati e laici che fecero l'Europa, dall'età tardoantica sino all'umanesimo civile. Assumendo questo molteplice livello di osservazione il volume traccia una storia del pensiero economico nel Medioevo che si offre alla discussione di chi è interessato alla comprensione dell'agire economico, alla storia delle categorie proposte in età moderna per renderlo oggetto di elezione della ricerca scientifica.