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Cortigiane ormai vecchie e malandate, nobilastri squattrinati, donne dedite ad amori saffici, un medico incompetente: personaggi che, fra le tante figure rappresentate nelle canzoni del trovatore galego Afonso Anes do Coton (XIII secolo), compongono un vivido ritratto della vita della corte che lo accolse, quella di Alfonso X di Castiglia. Ma Coton non sa raffigurare solo un'umanità distante dalle idealizzazioni della poesia d'amore: egli stesso - caso inedito in tutto il corpus galego-portoghese - si fa protagonista di una canzone a metà fra l'accorata confessione e la burla giullaresca, vero e proprio autoritratto di un poeta girovago e scapestrato, dominato dalla tendenza a frequentare, per usare le parole di Cecco Angiolieri, la donna, la taverna e l' dado.